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Archive for the ‘Le frasi che vorrei aver scritto’ Category

Le frasi che vorrei aver scritto: “Televivendo.”

11 marzo 2016 1 commento

Penna d'Altri

Negli ultimi tempi mi sono drogato di “intrattenimento intelligente” spaziando tra film e serie televisive dai primi anni ottanta in avanti. Per la maggior parte, come ovvio, è stata una gran perdita di tempo, ma qui e lì ho trovato delle battute che valgono la pena di essere ricordate (e un mezzo spunto per un racconto, se mai ne troverò la metà mancante).
Vediamo dunque, in rigido ordine sparso:

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Tratto da Fire & Ice – Le Cronache del Drago e unica briciola di decenza in una delle pellicole più scadenti che abbia visto:

Sangimel: Avete un’arma?
Principessa: Un pugnale.
Sangimel: Un pugnale? Non è un’arma, è una posata.

SbBoBi

Poi c’è una battuta di Mike, collega di Wayne “Mad Dog” Dobie in Lo sbirro, il boss e la bionda. Di per sè non è eccezionale, ma sentire quelle parole in bocca a David Caruso (a.k.a. Horatio Caine) non è mica roba da poco.

Mike: Se mai avessi un pensiero intelligente morirebbe di solitudine.

Elvira1

Una strega chiamata Elvira offre un’occasione di polemica nei confronti degli zeloti del Potterianesimo che sostengono l’assoluta e geniale originalità di ogni boiata scritta dalla Rowling. Eccoci quindi nell’88 con un antesignano di Rita Skeeter:

Me, me stesso e io.

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Per chiudere in bellezza la lista dei film, un verso rubato a una canzone di Jack Skeletron in Nightmare Before Christmas.

La mia furia si rivestirà di gloria.

Ora veniamo alle setie tv, o per meglio dire allA serie tv, perché tutto quello che segue è stato proditoriamente sottratto a quel capolavoro degli anni ottanta che risponde al nome di Ralf supermaxieroe.

Ralf

Stagione 1 Episodio 3 – L’automobile trappola
Una bionda svampita parla con Ralf.

Bionda: Vuol dire che sta leggendo Shakespeare? Se ne sta seduto lì e  legge Shakespeare?
Ralf: E tutto da solo, senza neanche usare un righello.

Stagione 1 Episodio 6 – I miei eroi sono sempre stati i cowboy
Ralf attraversa una piccola crisi di identità.

Sono eroico come un tramezzino di pollo.

Stagione 2 Episodio 3 – Il collega miliardario.
Ralf ammonisce uno dei suoi studenti… con spietato realismo.

Ralf: Così sarai bocciato, tutti i tuoi compagni saranno promossi e resterai solo.
Tony: Questo è un ricatto.
Ralf: Questa è la vita.

Stay Tuned.

Le frasi che vorrei aver scritto: “Blog.”

2 novembre 2015 6 commenti

Penna d'AltriBuon giorno a tutti, buon lunedì e benvenuti a questa fusione tra la ruBBrica delle frasi che vorrei aver scritto e quella della cattiveria del giorno. Quest’oggi parleremo di blog e più nello specifico di chi si definisce blogger nell’accezione professionistica del termine e identifica il suo scrivere on line con un lavoro, una missione e/o il ruolo di opinionista del terzo millennio.

Senza dubbio esiste qualcuno che rientra a diritto in una delle categorie di cui sopra, ma più spesso si tratta solamente di una casuale congiunzione tra possesso di un computer, accesso ad internet e illusione di avere cose interessanti da dire e le capacità per farlo. Come per le categorie di scrittori, anche in questo caso il numero di seguaci è irrilevante, perché il consenso di centomila imbecilli non ha mai trasformato il fango in oro.

Insomma, usando le parole che il Dott. Cheever (Laurence Fishburne) rivolge ad Alan Krumwiede (Jude Law):

Un blog non è scrivere. Sono graffiti con la punteggiatura.

Spietata e lapidaria, una frase che da sola giustifica l’esistenza del film Contagion.

Stay Tuned.

Le frasi che vorrei aver scritto: “Biscotti.”

Penna d'AltriSe dico Peter Falk a voi cosa viene in mente?
Ricordate almeno un titolo delle poche decine di film in cui ha recitato? Questo pazzo, pazzo, pazzo, pazzo mondo? Invito a cena con delitto? Il cielo sopra Berlino? La grande corsa?
Può essere, ma quello di cui sono certo è che il solo leggerne il nome vi abbia riportato alla mente un ometto con indosso un impermeabile sgualcito, che scribacchia in un taccuino e rumina il fondo di un sigaro.

colomboOra e sempre Peter Falk sarà il Tenente Colombo e il Tenente Colombo sarà Peter Falk.
Sempre sperando che dopo aver massacrato la maggior parte dei classici Hollywood non decida di stuprare anche lui… ma questa è un’altra storia.

Tornando a noi, se vi parlo di Peter Falk è perché di recente ho riguardato alcuni episodi della serie e in uno di essi – Autoritratto di un assassino – mi è capitato di sentire una battuta che merita di entrare a far parte delle frasi che vorrei aver scritto.
Colombo scende dall’auto, dà un biscotto a Cane e prima di allontanarsi gli raccomanda di fare buona guardia.

Quando tornerò, se la macchina sarà a posto ti darò un altro biscotto. E se la macchina non ci sarà più ti darò lo stesso un altro biscotto… perché ti voglio bene.

Una battuta leggera per parlare di affetto con eleganza, senza appesantirne il sentimentalismo con sbrodolamenti melensi.

Stay Tuned.

Le frasi che vorrei aver scritto: “Ipocrisia.”

Penna d'Altri
Eccoci ancora a parlare di musica scomodando uno dei grandi nomi della musica italiana: Fabrizio de André.
Dal basso della mia ignoranza in materia, eviterò ogni commento sulle sue qualità canore e/o di musicista, limitandomi a dire che la sua voce mi piaceva un sacco.

Ma i testi… eh, i testi…

Vecchio professore cosa vai cercando in quel portone
forse quella che sola ti può dare una lezione
quella che di giorno chiami con disprezzo pubblica moglie
quella che di notte stabilisce il prezzo alle tue voglie.

Tu la cercherai, tu la invocherai più di una notte
ti alzerai disfatto rimandando tutto al ventisette
quando incasserai dilapiderai mezza pensione
diecimila lire per sentirti dire “micio bello e bamboccione”.

Questo brano tratto da “Vecchia città” è un buon esempio di quella che a mio avviso è stata la più grande capacità di de André: svestire la realtà. Le sue canzoni parlano della quotidianità, le sue parole vanno oltre gli artifici e la mentalità comune, per mettere a nudo quello che tutti sappiamo e che preferiamo non vedere. Osserva uno dei teatri di posa che usiamo nella vita di tutti i giorni e ne ruota la telecamera per mostrarci cosa si muove dietro alle quinte ed ai fondali che troppo spesso scambiamo per la realtà. Il tutto senza mai perdere l’eleganza delle parole che gli ha permesso di parlare delle cose più turpi, trasformandole in poesia.

Leggo, rileggo e mi inchino.
Come già detto per Dard, se lui è uno scrittore io mi accontenterò di essere un autore.

Stay Tuned.

Le frasi che vorrei aver scritto: “Cani.”

Penna d'Altri

Parliamo ancora di musica.
Non sono un grande fan dei C.S.I. e non ho mai condiviso quella leggera spolverata di ideologia politica che traspare dalle loro canzoni. Detto questo, trovo che alcuni dei loro versi siano veramente molto belli. Questo in particolare fa dell’essenzialità la propria arma e la brandisce senza pietà.

Consumano la terra in percorsi obbligati i cani alla catena,
disposti a decollarsi per un passo inerte più in là.

Tratto da “In Viaggio” dell’Album “Ko de mondo“.

Stay Tuned.

Le frasi che vorrei aver scritto: “Canzonette.”

Penna d'Altri
Quest’oggi una rapida incursione nella musica rock italiana degli anni ottanta per rubare una frase ai Rats, gruppo che ho ascoltato e riascoltato spesso durante la mia fulgida carriera di liceale. A volerli leggere con attenzione, i loro testi non sono certo delle opere d’arte e spesso si inciampa in parole che sembrano inserite con l’unico scopo di chiudere la rima aperta nel verso precedente, ma alcuni dei loro pezzi contengono delle immagini che ho sempre trovato veramente azzeccate. Semplici, efficaci… vive.

Una bimba scuote nel ritmo i capelli stanchi d’ufficio,
mi presento come un partito. Non convinco, lei ride e alza il dito.

Tratta da “Notti” dell’album “Belli e Dannati“.

Stay Tuned.

 

Le frasi che vorrei aver scritto: “Comunicazione.”

5 gennaio 2015 2 commenti

Penna d'Altri
Ieri ho prestato “La Saga dei Cojon” di Frédéric Dard, un libro feticcio che tengo sempre nel primo cassetto della scrivania, come pietra di paragone per quello che scrivo. Per molti versi Dard è l’antitesi di quello che cerco di ottenere; non solo scrive gialli, un genere in cui non mi ritrovo, ma lo fa in prima persona, che di norma aborro. D’altro canto il suo stile è meraviglioso: semplice ma evocativo, elegante pur usando un lessico semplice e una costruzione lineare.

Fatto sta, che prima di separarmene ho sfogliato quelle vecchie pagine ingiallite dal tempo e sono inciampato in una frase, il sottotitolo di un capitolo, che mi è rimasta attaccata addosso.

I non coglioni comunicano, i coglioni parlano.

Talmente attuale da arrivare a sfiorare il limite del banale.

Per altro, cercando una buona immagine della copertina, ho scoperto che in questo momento c’è una copia in vendita su e-bay. Fossi in voi ci farei un pensierino…

Stay Tuned.

Le frasi che vorrei aver scritto: “Poesia e scuse.”

30 gennaio 2014 21 commenti

Penna d'Altri
Torniamo a parlare di Sapkowsky e del suo ultimo romanzo “Il tempo della guerra”. Un brano che segue il precedente di poche pagine e parla della mattina successiva al temporale. Mi rendo conto che senza conoscere i personaggi alcuni scambi possano essere un po’ oscuri e perdano in efficacia, ma spero che l’insieme possa comunque essere di vostro gusto.

La casa era vuota, il mezzuomo e tutta la sua famiglia erano andati a lavorare all’alba. Ciri fingeva di dormire, ma sentì uscire Geralt e Yennefer. Scivolò giù dal letto, si vestì in fretta, sgusciò fuori dalla stanza in silenzio e li seguì nel frutteto.
Geralt e Yennefer si diressero verso l’argine, tra gli stagni screziati di ninfee bianche e gialle. Ciri si nascose dietro un muro in rovina e li osservò attraverso una fessura. Pensava che Ranuncolo, il famoso poeta di cui aveva letto tante volte i versi, dormisse ancora. Ma si sbagliava. Il poeta Ranuncolo non dormiva. E la colse in flagrante. <Ehi, non sta mica bene spiare>, disse, avvicinandosi all’improvviso e ridacchiando. <Un po’ di discrezione, piccola. Lascia che stiano un po’ da soli.>
Ciri arrossì, ma serrò subito le labbra. <Prima di tutto, non sono piccola. Secondo, non li disturbo mica, no?> sibilò con tono insolente.
Ranuncolo si fece un po’ più serio. <Credo di no. Anzi mi sembra perfino che li aiuti.>
<Come? In che modo?>
<Non fingere di non capire. Ieri sei stata molto astuta. Ma a me non l’hai data a bere. Hai finto di svenire, vero?>
<Vero. La signora Yennefer l’ha capito, ma Geralt no…>
<Ti hanno portato tutti e due in casa. Le loro mani si sono sfiorate. Sono rimasti seduti accanto al tuo letto fin quasi al mattino, ma non si sono scambiati neppure una parola. Solo ora si sono decisi a parlare. Là, sull’argine. E tu hai deciso di ascoltarli di nascosto… E di osservarli da un buco nel muro. Hai tanta urgenza di sapere che cosa fanno laggiù?>
Ciri arrossì lievemente. <Non fanno niente. Parlano, tutto qui.>
<E tu… tu vorresti sapere di cosa parlano, non è vero?> Ranuncolo si sedette sull’erba sotto un melo e appoggiò la schiena al tronco, dopo aver controllato che non ci fossero formiche o bruchi.
<Sì… No! Del resto… Del resto, non riesco comunque a sentirli. Sono troppo lontani.>
<Se vuoi te lo dico io>, propose il bardo con una risata.
<E tu come fai a saperlo?>
<Ah, ah. Io, cara Ciri, sono un poeta. E i poeti sanno tutto di certe faccende. Anzi ne sanno più degli stessi interessati.>
<Ma va’!>
<Ti do la mia parola. Parola di poeta.>
<Davvero? Allora… Allora dimmi, di cosa parlano? Spiegami che cosa significa tutto questo!>
<Sbircia un’altra volta dal buco e guarda cosa fanno.>
<Mmm…> Ciri si morse il labbro inferiore, quindi s’inchinò e accostò l’occhio all’apertura. <La signora Yennefer sta accanto a un salice… Stacca delle foglioline e giocherella con la sua stella… Non dice niente e non guarda affatto Geralt… E Geralt le sta accanto. Ha abbassato la testa. E dice qualcosa. No, sta zitto. Oh, ha una faccia… Che strana faccia ha…>
<E’ un gioco da ragazzi.> Ranuncolo trovò una mela nell’erba, la strofinò sui calzoni e la esaminò con aria critica. <Lui le sta chiedendo se gli ha perdonato le sue tante azioni sciocche. Le chiede scusa per l’impazienza, per la mancanza di fiducia, per la testardaggine, per l’ostentazione, per i bronci e gli atteggiamenti indegni di un uomo. Le chiede scusa perché in passato nonha capito, perché non ha voluto capire…>
<E’ una bugia bella e buona! Stai inventando tutto!> Ciri si raddrizzò e si allontanò la frangia dalla fronte con un movimento brusco del capo.
<Si scusa per aver capito solo ora.> Ranuncolo alzò lo sguardo al cielo, e la sua voce cominciò ad assumere il ritmo tipico delle ballate. <Perché vorrebbe capire, ma ha paura di non riuscirci… E per ciò che non capirà mai. Si scusa e chiede perdono… Mmm, mmm… Disillusione… Emozione… Predestinazione? Tutte banalità, accidenti…>
Ciri pestò i piedi a terra. <Non è vero! Geralt non parla affatto così! Lui… non parla affato. L’ho visto. Sta là con lei e tace…>
<Proprio in questo consiste il ruolo della poesia, Ciri. Parlare di ciò di cui gli altri tacciono.>
<E’ sciocco il tuo ruolo. E stai inventando tutto!>
<Anche in questo consiste il ruolo della poesia. Ehi, sento delle voci concitate, sullo stagno. Sbircia, svelta, guarda un po’ che succede.>
<Geralt sta a testa bassa>, disse Ciri dopo aver accostato di nuovo l’occhio al buco nel muro. <E Yennefer gli urla contro come un’ossessa. Urla e agita le braccia. Accidenti… Che può significare?>
<E’ un gioco da ragazzi.> Ranuncolo fissò di nuovo le nuvole che scorrevano in cielo. <Adesso è lei a chiedere scusa a lui.>

A parte la chiusura, c’è una battuta che trovo veramente bella. Vediamo chi indovina di cosa sto parlando.

Stay Tuned.

Le frasi che vorrei aver scritto: “Temporali”

29 gennaio 2014 1 commento

Penna d'Altri
Il colpevole è Andrzej Sapkowky, la pietra dello scandalo un dialogo tratto dal suo romanzo “Il tempo della guerra”. Evito ogni commento sul libro – che ho appena finito di leggere – o sull’autore e passo subito al brano. Si tratta di una manciata di righe…

Bernie Hofmeier, mezzuomo, fattore a Hirundum, alzò la testa ricciuta e rimase in ascolto dell’eco dei tuoni in lontananza. <E’ pericoloso, un temporale simile senza pioggia. Un fulmine cadrà da qualche parte e come niente scoppierà un incendio…>
<Ci vorrebbe proprio un po’ di pioggia.>, sospirò Ranuncolo avvitando i piroli del liuto. <C’è un’aria che si taglia col coltello… La camicia ti s’incolla alla schiena, le zanzare ti pungono… Ma credo che non se ne farà niente. Il temporale ha girato… ha girato, ma da un po’ lampeggia da qualche parte a nord. Sul mare, probabilmente.>
<Su Thanedd>, disse il mezzuomo. <E’ il punto più alto dei dintorni. La torre sull’isola, Tor Lara, attira i fulmini come la peste. Durante le tempeste più violente sembra avvolta dalle fiamme. C’è da stupirsi che non vada in pezzi…>
<E’ opera di magia. A Thanedd tutto è magico, perfino le rocce. E i maghi non hanno paura dei fulmini. Ma che dico! Lo sai, Bernie, che sanno acchiapparli?>
<Ma va’! Te lo sei inventato, Ranuncolo.>
<Che possa essere fulminato…> Il poeta s’interruppe e alzò inquieto lo sguardo al cielo. <Che mi venga un colpo se mento. Ti dico che i maghi acchiappano i fulmini, Hofmeier. L’ho visto con i miei occhi. Il vecchio Gorazd, che poi è rimasto ucciso a Sodden Superiore, una volta ne ha acchiappato uno davanti a me. Ha preso un pezzo di fil di ferro bello lungo, ne ha fissato un’estremità alla cima della sua torre e l’altra…>
<L’altra estremità va infilata in una bottiglia.>, pigolò all’improvviso il figlio di Hofmeier, un piccolo mezzuomo con una zazzera folta e ricciuta come il vello di un montone. <In un fiasco di vetro, come quelli in cui papà distilla il vino. Il fulmine corre lungo il fil di ferro ed entra nel fiasco…>
<A casa, Franklin!> strillò il fattore.

Dimentichiamo l’ambientazione ed i personaggi, sorvoliamo sui riferimenti a maghi e magia e quello che resta è un futuro allevatore riccioluto, di nome Franklin, che parla di catturare fulmini in una bottiglia. Vi ricorda qualche cosa? Mi auguro di sì, perché in caso contrario dovreste rivedere un po’ la vostra cultura generale in ambito scientifico. Se è comprensibile non conoscere la Bottiglia di Leida, non sapere chi sia Benjamin Franklin è un zinzino più grave.

Franklin
Secondo voi può essere un caso? A mio avviso no, ed è stata una sorpresa piacevolissima in cui inciampare.

Stay Tuned.

Le frasi che vorrei aver scritto: “A caccia di guai.”

Penna d'Altri

Oggi la rapina è ai danni di Gretchen Peters, autrice della canzone “If Ya Wanna Be Bad, Ya Gotta Be Good” cantata da Bryan Adams ed inserita nell’album “Let’s Make a Night to Remember”.

She got a nasty reputation and a talent for sin
She’s the kinda trouble i’d like to be in

Che tradotto per comodità e piacere dei non angolofoni suona più o meno così:

(Lei) Ha una pessima reputazione ed un talento per il peccato
(Lei) E’ il genere di problema in cui mi piacerebbe trovarmi (invischiato)

Una frase che vedrei molto bene sulle labbra di alcuni dei miei personaggi. Uno tra tutti? Kahejt, senza dubbio.

Stay Tuned.