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Archive for gennaio 2014

Non c’è due senza tre…

31 gennaio 2014 4 commenti

Oggi è stata una giornata… strana.
Avrei dovuto capirlo fin dal risveglio, ho perto gli occhi dieci minuti prima del suonare della sveglia, una cosa che detesto nel modo più assoluto. Troppo pochi perché abbia senso girarsi dall’altra parte, ma abbastanza per sentirne la mancanza.

Oh beh, poco male, recupero armi e bagagli e parto al trotto. Prima dalla Cara Nonnina, poi in palestra. Arrivo ad un minuto dall’apertura, mi cambio, entro in sala pesi e… un simpatico omino ha appena occupato la panca e da come sta sistemandosi pare che si tratti di una cosa lunga.
Non c’è problema, basterà cambiare l’ordine degli esercizi, sposto la panca in fondo. Non avevo considerato la differenza tra essere freschi ed affaticati… all’ultima serie mi sento come un bacherozzo che cerchi di fermare il calare di uno stivale. Ouch!
E uno.

Uscito dalla palestra trovo ad attendermi un’anteriore destra che ha l’aspetto di un’Eleonora Duse privata della tenda portante. Nei miei programmi c’era una visita dal verduraio, allungherò il tragitto di poche decine di chilometri e cercherò consiglio dal gommista.
Il suo verdetto? La ruota è bucata. Il colpevole? Eccovi la sua foto segnaletica:AssassinaGommeUn chiodino sottile sottile che con tanta pazienza si è scavato una tana nel mio pneumatico. E’ stato così solerte che all’esterno non ne rimaneva più nulla e per estrarlo è stato necessario togliere il cerchio.
E due.

Torno a casa, pranzo (mi accorgo che la mia buonissima ricotta, comperata mercoledì, sta prendendo uno sgradevole sentore acidulo) ed affronto la pioggia per una seconda volta, diretto in biblioteca, dove ho appuntamento con un Valente Revisore. La biblioteca è chiusa – causa festa del patrono -, i bar nei dintorni sono chiusi – causa stagione – e quando siamo in prossimità di un locale aperto ci accorgiamo che nessuno dei due ha il becco d’un quattrino.
Non c’è soluzione, bisognerà tornare a casa.
E tre.

… ed il quattro vien da sé.

Già, perché mica è finita.
Torno a casa, mi infilo nel parcheggio sotterraneo e mentre sto parcheggiando sento un buffo suono provenire dal sedile del passeggero. Non me ne curo, ho una manovra da completare ed un pilastro di cemento che non ho intenzione di inglobare nel cofano.
Spegno tutto, scendo e… mi rendo conto che il buffo suono era quello delle chiavi che cadevano sotto il sedile. Risultato? Sono chiuso in garage senza le chiavi di casa e nemmeno quelle del garage. Pochi minuti di lavoro, alcune manovre degne del circo equestre (o di Mr. Fantastic), un gioioso insieme di escoriazioni e grasso sulle mani, le chiavi sono recuperate e sono libero.
E quattro.

Oh beh… nonostante tutto è finita ed ho pronta la bozza della sinossi.

Stay Tuned.

Tardivi rigurgiti di coscienza.

Ufficialmente non ufficiale
Ci sono inciampato ed ho pensato che questa piccola truffa meritasse dieci secondi di attenzione. Vi prego di non farlo sapere alla De Filippi, mi prenderebbe per un dilettante.
Una cosa simile, in uno qualsiasi dei suoi programmi, avrebbe diritto almeno a venti minuti di dibattito infuocato.

Stay Tuned.

Le frasi che vorrei aver scritto: “Poesia e scuse.”

30 gennaio 2014 21 commenti

Penna d'Altri
Torniamo a parlare di Sapkowsky e del suo ultimo romanzo “Il tempo della guerra”. Un brano che segue il precedente di poche pagine e parla della mattina successiva al temporale. Mi rendo conto che senza conoscere i personaggi alcuni scambi possano essere un po’ oscuri e perdano in efficacia, ma spero che l’insieme possa comunque essere di vostro gusto.

La casa era vuota, il mezzuomo e tutta la sua famiglia erano andati a lavorare all’alba. Ciri fingeva di dormire, ma sentì uscire Geralt e Yennefer. Scivolò giù dal letto, si vestì in fretta, sgusciò fuori dalla stanza in silenzio e li seguì nel frutteto.
Geralt e Yennefer si diressero verso l’argine, tra gli stagni screziati di ninfee bianche e gialle. Ciri si nascose dietro un muro in rovina e li osservò attraverso una fessura. Pensava che Ranuncolo, il famoso poeta di cui aveva letto tante volte i versi, dormisse ancora. Ma si sbagliava. Il poeta Ranuncolo non dormiva. E la colse in flagrante. <Ehi, non sta mica bene spiare>, disse, avvicinandosi all’improvviso e ridacchiando. <Un po’ di discrezione, piccola. Lascia che stiano un po’ da soli.>
Ciri arrossì, ma serrò subito le labbra. <Prima di tutto, non sono piccola. Secondo, non li disturbo mica, no?> sibilò con tono insolente.
Ranuncolo si fece un po’ più serio. <Credo di no. Anzi mi sembra perfino che li aiuti.>
<Come? In che modo?>
<Non fingere di non capire. Ieri sei stata molto astuta. Ma a me non l’hai data a bere. Hai finto di svenire, vero?>
<Vero. La signora Yennefer l’ha capito, ma Geralt no…>
<Ti hanno portato tutti e due in casa. Le loro mani si sono sfiorate. Sono rimasti seduti accanto al tuo letto fin quasi al mattino, ma non si sono scambiati neppure una parola. Solo ora si sono decisi a parlare. Là, sull’argine. E tu hai deciso di ascoltarli di nascosto… E di osservarli da un buco nel muro. Hai tanta urgenza di sapere che cosa fanno laggiù?>
Ciri arrossì lievemente. <Non fanno niente. Parlano, tutto qui.>
<E tu… tu vorresti sapere di cosa parlano, non è vero?> Ranuncolo si sedette sull’erba sotto un melo e appoggiò la schiena al tronco, dopo aver controllato che non ci fossero formiche o bruchi.
<Sì… No! Del resto… Del resto, non riesco comunque a sentirli. Sono troppo lontani.>
<Se vuoi te lo dico io>, propose il bardo con una risata.
<E tu come fai a saperlo?>
<Ah, ah. Io, cara Ciri, sono un poeta. E i poeti sanno tutto di certe faccende. Anzi ne sanno più degli stessi interessati.>
<Ma va’!>
<Ti do la mia parola. Parola di poeta.>
<Davvero? Allora… Allora dimmi, di cosa parlano? Spiegami che cosa significa tutto questo!>
<Sbircia un’altra volta dal buco e guarda cosa fanno.>
<Mmm…> Ciri si morse il labbro inferiore, quindi s’inchinò e accostò l’occhio all’apertura. <La signora Yennefer sta accanto a un salice… Stacca delle foglioline e giocherella con la sua stella… Non dice niente e non guarda affatto Geralt… E Geralt le sta accanto. Ha abbassato la testa. E dice qualcosa. No, sta zitto. Oh, ha una faccia… Che strana faccia ha…>
<E’ un gioco da ragazzi.> Ranuncolo trovò una mela nell’erba, la strofinò sui calzoni e la esaminò con aria critica. <Lui le sta chiedendo se gli ha perdonato le sue tante azioni sciocche. Le chiede scusa per l’impazienza, per la mancanza di fiducia, per la testardaggine, per l’ostentazione, per i bronci e gli atteggiamenti indegni di un uomo. Le chiede scusa perché in passato nonha capito, perché non ha voluto capire…>
<E’ una bugia bella e buona! Stai inventando tutto!> Ciri si raddrizzò e si allontanò la frangia dalla fronte con un movimento brusco del capo.
<Si scusa per aver capito solo ora.> Ranuncolo alzò lo sguardo al cielo, e la sua voce cominciò ad assumere il ritmo tipico delle ballate. <Perché vorrebbe capire, ma ha paura di non riuscirci… E per ciò che non capirà mai. Si scusa e chiede perdono… Mmm, mmm… Disillusione… Emozione… Predestinazione? Tutte banalità, accidenti…>
Ciri pestò i piedi a terra. <Non è vero! Geralt non parla affatto così! Lui… non parla affato. L’ho visto. Sta là con lei e tace…>
<Proprio in questo consiste il ruolo della poesia, Ciri. Parlare di ciò di cui gli altri tacciono.>
<E’ sciocco il tuo ruolo. E stai inventando tutto!>
<Anche in questo consiste il ruolo della poesia. Ehi, sento delle voci concitate, sullo stagno. Sbircia, svelta, guarda un po’ che succede.>
<Geralt sta a testa bassa>, disse Ciri dopo aver accostato di nuovo l’occhio al buco nel muro. <E Yennefer gli urla contro come un’ossessa. Urla e agita le braccia. Accidenti… Che può significare?>
<E’ un gioco da ragazzi.> Ranuncolo fissò di nuovo le nuvole che scorrevano in cielo. <Adesso è lei a chiedere scusa a lui.>

A parte la chiusura, c’è una battuta che trovo veramente bella. Vediamo chi indovina di cosa sto parlando.

Stay Tuned.

E uno.

30 gennaio 2014 4 commenti

Traguardo
Parte prima, revisione ultimata.
Lei è pronta per tornare nelle mani dei revisori, io per andare a pranzo.

Stay Tuned.

Le frasi che vorrei aver scritto: “Temporali”

29 gennaio 2014 1 commento

Penna d'Altri
Il colpevole è Andrzej Sapkowky, la pietra dello scandalo un dialogo tratto dal suo romanzo “Il tempo della guerra”. Evito ogni commento sul libro – che ho appena finito di leggere – o sull’autore e passo subito al brano. Si tratta di una manciata di righe…

Bernie Hofmeier, mezzuomo, fattore a Hirundum, alzò la testa ricciuta e rimase in ascolto dell’eco dei tuoni in lontananza. <E’ pericoloso, un temporale simile senza pioggia. Un fulmine cadrà da qualche parte e come niente scoppierà un incendio…>
<Ci vorrebbe proprio un po’ di pioggia.>, sospirò Ranuncolo avvitando i piroli del liuto. <C’è un’aria che si taglia col coltello… La camicia ti s’incolla alla schiena, le zanzare ti pungono… Ma credo che non se ne farà niente. Il temporale ha girato… ha girato, ma da un po’ lampeggia da qualche parte a nord. Sul mare, probabilmente.>
<Su Thanedd>, disse il mezzuomo. <E’ il punto più alto dei dintorni. La torre sull’isola, Tor Lara, attira i fulmini come la peste. Durante le tempeste più violente sembra avvolta dalle fiamme. C’è da stupirsi che non vada in pezzi…>
<E’ opera di magia. A Thanedd tutto è magico, perfino le rocce. E i maghi non hanno paura dei fulmini. Ma che dico! Lo sai, Bernie, che sanno acchiapparli?>
<Ma va’! Te lo sei inventato, Ranuncolo.>
<Che possa essere fulminato…> Il poeta s’interruppe e alzò inquieto lo sguardo al cielo. <Che mi venga un colpo se mento. Ti dico che i maghi acchiappano i fulmini, Hofmeier. L’ho visto con i miei occhi. Il vecchio Gorazd, che poi è rimasto ucciso a Sodden Superiore, una volta ne ha acchiappato uno davanti a me. Ha preso un pezzo di fil di ferro bello lungo, ne ha fissato un’estremità alla cima della sua torre e l’altra…>
<L’altra estremità va infilata in una bottiglia.>, pigolò all’improvviso il figlio di Hofmeier, un piccolo mezzuomo con una zazzera folta e ricciuta come il vello di un montone. <In un fiasco di vetro, come quelli in cui papà distilla il vino. Il fulmine corre lungo il fil di ferro ed entra nel fiasco…>
<A casa, Franklin!> strillò il fattore.

Dimentichiamo l’ambientazione ed i personaggi, sorvoliamo sui riferimenti a maghi e magia e quello che resta è un futuro allevatore riccioluto, di nome Franklin, che parla di catturare fulmini in una bottiglia. Vi ricorda qualche cosa? Mi auguro di sì, perché in caso contrario dovreste rivedere un po’ la vostra cultura generale in ambito scientifico. Se è comprensibile non conoscere la Bottiglia di Leida, non sapere chi sia Benjamin Franklin è un zinzino più grave.

Franklin
Secondo voi può essere un caso? A mio avviso no, ed è stata una sorpresa piacevolissima in cui inciampare.

Stay Tuned.

Deliri di onnipotenza infrasettimanali.

28 gennaio 2014 4 commenti

Il Grande Dittatore - Charlie Chaplin
Ibam forte via sacra“, diceva Orazio.
Me ne andavo a spasso per la via sacra“, traduce qualcuno.
Me ne andavo bel bello lungo la via sacra“, osa qualcun altro.
Cazzeggiavo lungo la via sacra” Questa è a mio avviso la miglior trasposizione – se non delle parole – del significato.

Ebbene, dopo questa dotta introduzione, andiamo bel belli lungo una via sacra semi allagata dal fortunato connubio di pioggia e sistema fognario scadente. Una lunga strada alberata invasa da larghe pozze d’acqua limacciosa, lungo la quale dei restringimenti di carreggiata proteggevano il lavoro di alcuni operai. La strada che stavo facendo per andare in biblioteca.

Dietro di me una Smart che nonostante le condizioni della strada – abitualmente con limite di 50 – zigzagava felicemente alla ricerca di varchi per superare, ora a destra ora a sinistra, chiunque fosse sulla sua strada. Non posso essere certo della sua velocità, ma in proporzione direi tra i 65 ed i 70 all’ora. In questo modo ha superato una rotonda (con tanto di bella schizzata d’acqua) ed è passato giusto di fronte all’ingresso della caserma dei Carabinieri.

Ha strombazzato, tirato fuori un braccio e salutato allegramente i due Carabinieri che stavano salendo in auto. Uno l’ha guardato con perplessità, l’altro ha risposto al saluto sbracciandosi tutto contento…

Bene, eccoci ai deliri di onnipotenza.

Vi è mai capitato di vedere un film in cui il GeneralissimoFeldmarescialloColonnello se la prende con uno dei suoi sottoposti e lo degrada seduta stante strappandogli i gradi dalla divisa e spedendolo a spalare sterco di brontosauro per il resto della sua vita? Ecco, è quello che io avrei voluto fare ai due Carabinieri.

Non fraintendetemi, ho un gran rispetto per le forze dell’ordine, ma ci sono cose che non tollero ed a maggior ragione non perdono da parte loro.
Ma come, una emerita testa di cazzo guida in modo palesemente pericoloso e tu invece di fermarlo lo saluti allegramente? Era un conoscente? Un amico? Un parente? Ancora peggio! Non mi limito a strapparti le mostrine, te le ficco proprio su per il culo… eCCheCCaZZo!

Detto questo, se non vi è mai capitato di farlo prima, guardate “Il Grande Dittatore” di Chaplin. Merita e sarà un modo per aiutarmi a espiare la colpa di averlo così barbaramente utilizzato in questo post.

Stay Tuned.

Che te lo dico a fare? – “Di settimana in settimana.”

20 gennaio 2014 5 commenti

La vita, si sa, è cambiamento.
Ogni giorno i pensieri si evolvono, e con essi le persone e la società stessa. Ci sono montagne che crescono sotto la spinta della deriva dei continenti ed altre che si fanno più piccine a causa dell’erosione.

Poi ci sono cose che non cambiano mai.

lince
Stay Tuned.

Che te lo dico a fare? – “Incerti del mestiere.”

18 gennaio 2014 15 commenti

Che te lo dico a fare
Qual è secondo voi il lavoro più pericoloso?
Qualcuno avrà pensato al minatore, qualcuno al pescatore di granchi, qualcuno all’incantatore di serpenti, all’astronauta, all’acrobata o al baby sitter in casa Simpson. Ma come spesso accade il male si nasconde nei luoghi più impensabili ed ecco quindi:

La dura vita del fotografo naturalista.

Le Tre Linci
Stay Tuned.

Che te lo dico a fare? – “Rancori.”

17 gennaio 2014 2 commenti

Che te lo dico a fare
Come insegna Donnie Brasco, “Che te lo dico a fare?” può avere molteplici significati.
Per questa sua natura polivalente l’ho eletta portabandiera di questa nuova ruBBrica. Un angoletto dove a farla da padrone saranno affermazioni colorite, risposte taglienti, pensieri svelati e dialoghi impossibili.

A cosa mi riferisco? Beh, per esempio, a questo:

Castrato
Stay Tuned.

Eroi Moderni: “Questioni di calibro.”

Diga
Olanda, una diga sta per cedere e l’acqua inizia a ruscellare.
Per fortuna nelle vicinanze sta passando un bimbetto con capelli dorati e guance paffute. Resosi conto del corso dalla sua amata madre patria, il frugoletto accorre in un ticchettar di zoccoli e compie il suo sacro dovere.

Zack!
Infila un dito nel buco, ma non basta.
Infila un braccio nel buco, ma non basta.
Infila una gamba nel buco, ma anche quella non basta.

Disperato e scoraggiato, ormai sull’orlo di una crisi di pianto, il piccolo invoca l’aiuto di un eroe. La voce che gli risponde è dura e determinata, capace di risvegliare in lui sentimenti contrastanti di ammirazione ed invidia.ci-pensa-rocco-diga… lui basta.
Il buco è tappato, l’Olanda è salva!

Stay Tuned.