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Posts Tagged ‘Bluff’

Risus Interruptus.

19 dicembre 2014 4 commenti

Con la riapertura dell’anno scolasico, la pausa pranzo in quel di Portogruaro è divenuta una selva selvaggia di ragazzini più o meno chiassosi e della variegata umanità rappresentata dallo scorrazzare dei loro branchi. Per la maggior parte si tratta di creature pittoresche, che non fanno del male a nessuno – al limite al buon gusto – ma ci sono delle sgradevoli eccezioni.

Attraversavo un parcheggio, quando la mia attenzione è corsa al garrulo ridacchiare di tre giovinette, che si aggiravano tra le auto scambiandosi occhiate di complicità e battute troppo frenetiche perché potessi comprenderle. Gioventù allegra, beate loro, piacevole alternativa ai musi lunghi che fin troppo spesso capita d’incrociare. Il germinare di questo seme d’ottimismo è appassito all’istante: le tre mocciose stavano spiaccicando cose su parabrezza e finestrini e ragliavano per celebrare quest’alta opera d’ingegno.

Ho rallentato, le ho puntate e mi sono fermato a qualche passo di distanza, sguardo fisso e braccia incrociate al petto.
La prima se n’è accorta subito. Io fissavo lei e lei fissava me.
La seconda ci ha messo qualche secondo, il tempo di inzaccherare un nuovo parabrezza. Io fissavo loro e loro fissavano me.
La terza si è resa conto di essere restata l’unica a ridere e ha cercato il motivo del silenzio delle amichette. Tutti fissavano tutti, era arrivato il momento:

 

RabbiaChe cazzo state facendo alla mia auto?

 

Il fissa fissa è diventato un fuggi fuggi e mentre la gazzelle (alquanto sgraziate) fuggivano, il leone (paffuto) sorrideva placido e soddisfatto. Finito lo spettacolo mi sono rimesso in marcia verso l’auto… che stava da tutt’altra parte del paese.

Stay Tuned.

Poste all’italiana maniera.

24 dicembre 2013 6 commenti

Poste Italiane
Lunedì 23 dicembre, tra le varie commissioni pre natalizie, m’è toccata in sorte la ventura di una visita all’ufficio postale. Un ufficio postale pieno zeppo di varia umanità nel quale il mio biglietto A53 mi poneva ben lungi dall’A35 che veniva servito in quel momento.

Ci sono voluti almeno tre o quattro minuti prima che si passasse all’A36 e poi c’è stata una buona sfilza di P-qualchecosa. Senza posto a sedere, con la palestra che mi attendeva ed un vago fastidio in quel delle ginocchia mi sono rallegrato nell’esser testimone del richiamo pavloviano esercitato dal cicalino dei cartelli luminosi.

Ci avete mai fatto caso? Servono il 10, la persona seduta accanto a voi ha il 798 ma…

Beep. E lui alza la testa.
Beep. E la alza ancora.
Beep. Ed avanti così per settecento volte, come se piuttosto che essere in fila stesse partecipando ad una riffa ed ogni volta il numero vincente potesse essere il suo.

Beep. A36
Beep. A37
Beep. A38
Beep. A39

La lunghezza della coda – e la lentezza del suo scorrere – aveva dissuaso parecchie persone e lasciato vuoti i loro posti, così siamo saltati a piè pari fino all’A41. Otto minuti di attesa prima che da questo si passasse all’A42 e poi… P-qualchecosa come se piovesse.

Beep. A48
Beep. A49
Beep. A50

Altro branco di rinunciatari e nuova rapida corsa tra i numeri, è quasi il mio turno! Mhhh… perché quel tizio si guarda attorno con quell’aria circospetta?

Beep. A51

E perché ora fila dritto verso lo sportello? E’ entrato dopo di me, non può avere l’A51… ed infatti tra le dita stringe l’A57. Saluta l’impiegata, lascia cadere il suo numero nell’apposito cesto di raccolta e, con indifferenza, passa all’ingenua signora un pacco di bollette da pagare.

– Mi scusi, non è il suo turno. A51.
* Sì, A51.
– Ma lei è entrato dopo di me e se io ho il 53…
* No, io avevo il 51.

Anche il dubbio che potesse essersi sbagliato in buona fede è svaporato. Non solo sta facendo il furbo, ma cerca pure di farmi passare per stupido. In tutto questo l’impiegata ci osservava molto incerta sul da farsi.

– Allora come mai il suo biglietto è il 57? Quello lì, giusto incima al mucchio, quello appallottolato in modo che la signora non potesse vederlo…

Chiamata in causa la donna occhieggia il cestino dei biglietti, sta soppesando l’ipotesi di controllare cosa ci sia scritto in quello appallottolato.

* Beh, ma il 51 non c’era…
– Ma il 53 sì e non ha voglia di aspettare più a lungo solo perché il 57 vuole fare il furbo.

Fallito il di convincermi con la logica (?), passa all’arruffianamento.

* Su, dai, ormai che sono qui…
– … e visto che ci sono anch’io, perché non azzuffarci un po’?

Essermi così platealmente reso disponibile alla lite deve averlo convinto della mia scarsa attitudine al lasciarmi menar per il naso, perché ha raccolto le sue bollette e si è allontanato dallo sportello. Non si è neanche preso la briga di recuperare il suo biglietto mendace, ha direttamente lasciato la posta.

Un giorno qualcuno verrà a vedere il mio bluff ed io prenderò un sacco di botte, ma fino a quel momento: Wiiiiiii!!!

Oh, e in quanto alle file in posta, nessuna becera tecnologia potrà mai battere l’uso combinato di criterio, pragmatismo ed arte di arrangiarsi.

Fila in Posta

Stay Tuned!