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Galeotto fu il tavolo…

28 ottobre 2013 38 commenti

Stranezze Bibliotechiche

Solo qualche giorno fa – per esattezza il 23 ottobre – ho scritto un Tweet che recitava:

Per chi non lo sapesse: ogni biblioteca ha il suo matto.
Per chi avesse dubbi: ogni matto si siede accanto a me.
#VitaDiBiblioteca

Cosa me l’abbia ispirato è presto detto: la presenza di un individuo che per un paio d’ore almeno non ha fatto altro che leggere tenendo il viso ad una spanna dal suo libro. Che c’è di strano? Quante persone conoscete che leggano e rileggano per ore sempre le prime tre o quattro pagine – ed intendo la seconda e la terza di copertina – alternandole alla copertina, alla costa del libro ed al bordo bianco del volume? Io sono ad uno e vi garantisco che stare a un metro di distanza da un tizio che continua a rigirarsi nervosamente il volume tra le mani non è per nulla rilassante.

Oggi ho scoperto che la mia regola ha una falla: avrei dovuto scrivere “[…] ogni biblioteca ha almeno un matto.” Il resto, d’altronde, si è rivelato esatto ed infallibile perché oggi al mio tavolo di matti ne sono arrivati ben due e considerando che in tutto eravamo tre…

TicTichiTic
Io me ne stavo bel bello al mio posticino – dirimpetto a me c’era il solito matto che leggeva il solito libro – e con le note di un quartetto d’archi sparate nelle orecchie, scrivevo felice.

*Tic tic tic tichitic tic tic tic tichitichitichitic*
Entra un ragazzo. Barbetta incolta portata con disinvoltura, abiti scuri ed una borsa porta computer. Mi chiede se può sedersi lì accanto e dopo aver tolto uno degli auricolari per poterlo sentire meglio acconsento e sposto il cellulare per fargli più spazio.

*Tic tic tic tictictic tic tic*
Ho ripreso a scrivere da un paio di minuti, lui ha finito di sistemare il computer ed ha preso posto. Non fa in tempo a cominciare che mi si rivolge. Nuovo auricolare sfilato ed ascolto…
– Potresti battere più piano?
Colto di sprovvista, rispondo con quel che d’istinto mi passa per la testa. *Non credo, ma farò il possibile.

*tictictic tictictic*
-TOC! TOC! TOC! TOTOC!-
Scrive anche lui, scrive solo con gli indici e pesta come se volesse arrivare direttamente alla scrivania attraverso il pc. Gli lancio uno sguardo, mi accorgo che anche lui ha delle cuffie piantate nelle orecchie e dopo avergli dedicato un piccolo ‘Vaffanculo’ per avermi rotto le scatole per poi far mille volte peggio, torno ai fatti miei.

*Tic tic tititic tictic tichitichitic tictic*
Di nuovo si sporge per attirare la mia attenzione, di nuovo mi stappo un’orecchio.
– CHE DANNO FASTIODIO LE CUFFIE? Lo chiede urlando, che dipenda proprio dalle cuffiete che ancora tiene ben piantate nelle orecchie? Tra i pensieri sospiro, nella realtà accenno un sorriso e rispondo alla domanda che immagino mi sia stata fatta: “Il volume della musica è troppo alto? Si sente e da fastidio?” Buffo che l’abbia posta a me, l’unico altro con delle cuffie e quindi quello che meno può essere disturbato dai rumori.
* No no, nessun disturbo.
– AH, PERCHE’ PEnsav… Sfuma fino a scomparire, coperto dalla musica che ho nuovamente rimesso al suo posto. Sorrido ed annuisco, lui fa lo stesso, tanto nessuno dei due sente l’altro.

*Tic tichitic tititic tichitic tic tic tictictic*
Ariecchilo! Questo sta più sporto verso di me che al suo posto, che sia tutta una manovra per copiarmi? O forse è un mio follower che sta seguendo i Tweet che ho scritto su di lui e si sta divertento?

1. Un tizio mi si siede accanto e qualche minuto più tardi mi chiede se posso “battere un po’ più piano sui tasti” #RespirarePosso?
2. E poi quando scrive lui batte come su un tamburo. Mah…

* Sììì?
– ANCHE A TE VA LENTO? Si riferisce al computer, o meglio alla connessione Wi-Fi messa a disposizione dalla biblioteca ma tutto questo devo indovinarlo perché l’unica cosa certa è che l’uomo – sì, proprio lo stesso che poco prima si lamentava del mio soave batter di tasti – continua ad parlare ad alta voce.
* Sì, un po’, non è mai molto veloce.
– AH, CHIEDEVO PERCHE’ IL MIO E’ VECCHio e allor… Sorrido ed annuisco, torno a scrivere e lo lascio alle sue peregrinazioni.

*Tic tichitic tictic tititic tic tictic*
Occhieggio verso di lui, scorgo un muoversi di labbra e vengo colto da un dubbio, tolgo una cuffia e… l’uomo sta cantando! Oh, non forte, non abbastanza da superare la musica delle mie cuffie (d’abitudine la tengo bassa), ma quanto necessario per essere sentito fino al tavolo accanto.

L’accusa ha finito, se qualcuno se la sente di difendere le ragioni nel nuovo matto si faccia avanti e si prepari a spiegare come, un simile casinista con la musica che gli martellava il cervello, possa aver trovato fastidioso il mio soave ticchettare.

Stay Tuned.